Horse’s Neck

Horse's Neck

Bicchiere : Highball da 300 ml

Metodo : Build

Decorazione : Lungo Peel di Limone

Ingredienti :

  • 50 ml di Brandy (ma molto più comunemente Bourbon)
  • 2 dashes di Angostura Bitters
  • Ginger Ale a colmare

Preparazione :

Con un coltello bene affilato a lama liscia, oppure con un buon pelapatate, partite dalla punta superiore del limone e pelate una scorza molto lunga (più o meno 10-12 cm in base alla forma del bicchiere), come se stesse sbucciando una mela, la forma naturale del limone vi aiuterà ad ottenere un bel ricciolo per la decorazione. Rifinite i bordi del peel con il coltello, per rendere la decorazione più uniforme e bella da vedere. Prima di inserire la decorazione nel bicchiere, può essere utile avvolgere la buccia del limone attorno ad un barspoon per dare la forma arrotolata. Posizionate il peel a contatto con i bordi di un bicchiere highball per formare una spirale che sale dal basso verso l’alto e ricordate di lasciare una parte abbondante della buccia fuori dal bordo del bicchiere per ricordare la forma stilizzata di un collo di cavallo. Aggiungete ghiaccio a colmare.
Versate gli ingredienti nel bicchiere con ghiaccio e con un barspoon date una mescolata delicata ma veloce per non rovinare l’effervescenza della ginger ale.

Note sugli ingredienti :

Tra i più classici “cooler” troviamo l’Horse’s Neck, un drink semplice nella preparazione, ma che all’assaggio offre un gusto vivace e complesso, dove le note eleganti di uno spirito invecchiato in botte incontrano la freschezza ed il leggero pizzicore di zenzero del ginger ale ed un leggero tocco erbaceo dato dall’aromatic bitters. La ricetta non prevede zucchero aggiunto, il profilo dry migliora la sensazione rinfrescante e dà soddisfazione ai bevitori durante le giornate più calde.

La decorazione della buccia è fondamentale, la parte ricurva che sporge fuori dal bordo del bicchiere è un chiaro richiamo alla criniera del cavallo, da cui deriva il nome del drink. Ma la spirale di limone non ha solo valore estetico, per questo è sempre raccomandabile usare agrumi provenienti da coltivazioni biologiche. Specialmente quando il limone è molto fresco, gli oli della scorza arricchiscono il drink con un forte aroma di agrumi.

La versione canonica della ricetta suggerisce di utilizzare Brandy, oppure nei casi migliori Cognac, ma senza mai eccedere nella scelta del distillato francese, un tre stelle oppure un VS vanno bene per dare all’Horse’s Neck quella parte di sapore maturo, strutturato e ricco di richiami di frutta.

Allontanandosi dalla ufficiale ricetta IBA, è molto comune trovare un horse’s neck a base di bourbon americano che mette nella ricetta sentori speziati e le morbide note caramellate e vanigliate del whiskey, senza però intaccare il profilo asciutto del drink.

La Storia :

Inserito nella lista dei cocktail internazionali codificati dall’IBA nel 1987 come drink a base di Brandy, in realtà la ricetta ha origini tra la fine del 19° secolo e l’inizio del secolo scorso ed inizialmente si trattava di un drink servito solo con ginger ale, bitters e una grossa scorza di limone. La ricetta acquisì velocemente popolarità, e non meraviglia che più o meno intorno al 1910 divenne una pratica molto comune aggiungere whiskey, brandy, Scotch oppure gin che portavano un “kick” al rinfrescante high ball. Infatti per evitare confusione al bancone quando si ordinava il drink, l’usanza era di chiedere un Horse’s Neck “with a kick” oppure in alcuni casi uno “Stiff” (duro) Horse’s Neck.

L’originale anima analcolica del drink, ha permesso alla ricetta di superare la prova dei “dry times” del Proibizionismo, e gli anni Trenta hanno segnato il ritorno dell’aggiunta di un “bicchierino” nell’Horse’s Neck.

1934, Patrick Gavin Duffy : “The Official Mixer’s Manual”

La versione canonica con Brandy o magari Cognac crea non poca perplessità quando si considera che la ricetta, specialmente negli Stati Uniti, è spesso (per non dire quasi sempre)a base di Whiskey. Ma per fare chiarezza basta dare una lettura al manuale di D. Embury del 1948, che richiama la ricetta in due sezioni diverse del “The Fine Art of Mixing Drinks”, dando una dettagliata spiegazione per definire la categoria dei “Cooler”.
Un Highball nato “originariamente” con whiskey, degenerato prima in un analcolico e poi in un drink con gin. La cosa sorprendente è che nonostante Embury abbia previsto l’aggiunta di diversi distillati a sostituire il whiskey, non menziona in nessun caso il brandy.

1948 D. Embury, “The Fine Art of Mixing Drinks”

Allo stesso modo, Wondrich ne dà una veloce descizione in un paragrafo di “Imbibe” mentre descrive genericamente i coolers più serviti negli Stati Uniti, e racconta che l’Horse’s Neck era il drink di Atlantic City, semplicemente servito con ginger ale e una lunga scorza di limone sebbene molti erano soliti ordinarlo con un “kick” di Bourbon oppure Gin.

Un nome facile da ricordare ha sempre un certo ruolo nel successo della ricetta e Atlantic City era famosa per lo show (oggi del tutto discutibile) delle cavallerizze che con i loro cavalli si tuffavano in mare dall’alto molo d’acciaio, non meraviglia dunque questa dedica al collo del cavallo, che in taluni casi, durante l’impatto con l’acqua, era l’unica ancora di salvezza per la vita di chi aveva il coraggio di fare il salto.

La ricetta viene inserita anche da DeGroff nel suo manuale del 2002, e anche in questo caso non ci sono dubbi, l’Horse’s Neck viene preparato come si faceva una volta con Bourbon.

2002, Dale DeGroff : “The Craft of the Cocktail”

Con un chiaro rimando al manuale di Embury, l’alternzanza nella ricetta di spiriti diversi per dare il “kick” all’Horse’s Neck viene ripresa anche nel Libro di B. T. Parsons “Bitters” del 2011, dove anche in questo caso nonostante le diverse varianti, la ricetta viene riportata con 60 ml di Bourbon americano.

2011, Brad Thomas Parsons : “Bitters”

Sin dai tempi delle pellicole mute, il cinema come il mondo letterario hanno spesso messo un horse’s neck in mano ad un protagonista di qualche storia, ma nonostante le numerose citazioni, raramente si trova un riscontro degli ingredienti utilizzati.

Lascio aperto questo articolo con la domanda sul perchè l’IBA, contrariamente alla più comune tendenza americana, abbia preferito proprio il Brandy tra i tanti spiriti usati in passato per dare un kick all’anacolico Horse’s Neck.


1997, Sally Ann Berk : “New York Bartender’s Guide”
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