Godfather

cocktail e amaretto

Bicchiere : Old Fashioned

Metodo : Stir & Strain

Decorazione : Zest di Arancia (opzionale)

Ingredienti :

  • 60 ml di Scotch Whisky
  • 20 ml Amaretto

Preparazione :

Unite gli ingredienti in un mixing glass, ricordando di aggiungere ghiaccio in modo tale da coprire quasi interamente i cubetti con la parte liquida. Mescolate con un barspoon per raffreddare e diluire il cocktail, per circa 15-20 secondi a seconda del ghiaccio utilizzato.
Con uno strainer filtrate e versate il drink in un bicchiere old fashioned con ghiaccio.
Esprimete gli oli di uno zest d’arancia sul drink e lasciate cadere la scorzetta nel bicchiere.

Note sugli ingredienti :

Pensata in questo modo la ricetta del Godfather è molto simile a quella di un Rusty Nail, e nella sostanza della formula ricorda un Old fashioned a base di Scotch con una leggerera diluizione ed una dolcezza data dalle note di mandorla e frutta matura.

Il sapore dolce di ciliegia e mandorla dell’amaretto si combina armoniosamente con gli spiriti che fanno botte, in particolare la nota legnosa con cenni di fumo di alcuni Scotch lega brillantemente con il liquore.

Le proporzioni tra gli ingredienti variano da parti uguali , a versioni che modulano whisky ed amaretto fino ad arrivare ad un cocktail molto secco con una minima parte di liquore dolce, ma il rapporto di 3 a 1 che abbiamo scelto, sembra abbastanza perchè l’amaretto stemperi lo Scotch, senza nasconderlo con sapori prepotenti, aggiungendo note fruttate e dolci in un drink che risulta dal sapore robusto e corposo in una combinazione equilibrata fra il carattere secco del whisky e i toni morbidi e rotondi dell’amaretto.

La scelta più comune in miscelazione per preparare un Godfather è un blended Scotch whisky che ha come sapori più caratteristici miele, erica e torba, ma in verità la ricetta funziona bene anche con un Single malt e se si considera che il profilo di uno Scotch varia sensibilmente in base alla regione scozzese di provenienza, questo cocktail diventa un buon banco di prova per valutare le differenze nei diversi stili.

Originariamente la ricetta non prevedeva decorazione, ma una scorzetta d’arancia può aggiungere aroma al drink oppure una ciliegia candita può richiamare la dolcezza dell’amaretto.

Se sostituite l vodka allo Scotch otterrete un Godmother.

La Storia :

Inizialmente preparato nella versione più dolce, in parti uguali tra whisky e amaretto, il Godfather ha fatto la sua comparsa sui menu e nei manuali da bar alla fine degli anni Settanta e rappresenta una delle poche ricette nate in quegli anni, che hanno raggiunto l’apice del successo nel decennio successivo e che, non senza difficoltà, hanno superato la prova della rinascita dei craft cocktails.
Il drink è chiaramente ispirato al libro di Mario Puzo, pubblicato nel 1969, da cui Francis Ford Coppola ne ha tratto la saga cinematografica nata nel ’72, in cui Marlon Brando veste i panni del Padrino.

Marlon Brando ne “Il Padrino”

Quando si racconta la storia di questo cocktail, spesso si abusa dell’espressione che lega il Godfather, il Godmother ed il French connection nella trilogia dei “cocktail criminali”, ma poco si dice del contesto storico in cui sono nate queste ricette.

La saga cinematografica è disseminata di riferimenti ai drink, è famosa la citazione del banana daiquiri sul tetto dell’hotel Nacional a Cuba e anche il liquore Strega fa la sua comparsata in qualche fotogramma, ma lo Scotch è in assoluto lo spirito più bevuto nei tre film. Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta il liquore Disaronno ebbe grande successo con le esportazioni verso gli Stati Uniti e non è un mistero che ancora oggi è una classica icona di italianità nel Mondo.
Seppure non ci sia un evidente e diretto nesso tra la Sicilia e il liquore alle mandorle, le radici italiane del Disaronno hanno aiutato il successo della ricetta in quegli anni ed il collegamento logico tra il cocktail ed il film.
Resta difficile immaginare che Don Corleone abbia mai avuto un godfather cocktail sulla sua scrivania mentre considerava i favori nel giorno del matrimonio di sua figlia, ma sembra che il drink a base di Scotch e Amaretto, in realtà, fosse tra i preferiti di Marlon Brando che ha dato il volto a Don Vito. Questa storia che suona come una legenda metropolitana o una semplice trovata di marketing, ha decretato la decisione definitva sul nome del cocktail.

La fama legata ai premi Oscar del film ha garantito un successo duraturo al cocktail che è entrato di diritto nella lista internazionale dei drink ufficiali IBA nel 1986. La versione canonica prevedeva un cocktail dry, all’epoca le ricette erano misurate in decimi e l’IBA presentò il Godfather con 7/10 di whisky e 3/10 di Amaretto, ma in realtà tanto i brand produttori, quanto i barmen ed i bevitori avevano pareri molto discordanti sulle proporzioni della ricetta che variavano da parti uguali a rapporti di 8 a 1.

Gary Regan, “The Joy of Mixology” , 2003

Proprio agli inizi degli anni 2000 la ricetta si è andata affinando verso un profilo dry, tra le fonti autorevoli che citano il Godfather, “The Craft of the Cocktail” del 2002 di Dale DeGroff mantiene la ricetta con proporzioni uguali di Scotch e Amaretto, mentre Gary Regan in “The Joy of Mixology” del 2003 ha confermato la versione meno dolce del cocktail. Lo stesso vale per “Drinkology” il ricettario best seller del 2006 del giornalista James Waller, che ha riportato la ricetta con soli 15 ml di Amaretto.

J. Waller, “Drinkology”, 2006

In netta controtendenza con quello che era il trend che voleva la ricetta meno dolce, l’International Bartenders Association, nella lista del 2004, cambiò la precedente versione riportando il Godfather con 35 ml di entrambi i prodotti miscelati in parti uguali.

M. Dietsch , “Whisky: A Spirited Story with 75 Classic & Original Cocktails”, 2016

Lo scenario attuale ha visto il quasi definitivo superamento della ricetta del Godfather come un drink “da dessert”, lo scrittore Michael Dietsch nel libro del 2016 “Whisky: A Spirited Story with 75 Classic & Original Cocktails” consiglia la significativa riduzione della dolcezza del drink e l’utilizzo dell’Amaretto solo come nota di sapore. Il risultato è un cocktail più secco e alcolico che mantiene l’attenzione sul whisky.

La crescente disponibilità di blended Scotch di alta qualità ha fatto sì che recentemente la ricetta sia stata ripresa in un revival che propone svariati riff sul classico Godfather, che stemperano la dolcezza dell’Amaretto con l’utilizzo per esempio di single malt torbati, come fanno al NoMad Bar di New York oppure di sherry o di amari e bitters per aggiungere complessità e profondità al cocktail.

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