Bicchiere: Old fashioned
Metodo: Shake & pour
Decorazione: Ciuffo di Menta e mezzo lime
Ingredienti:
- 30 ml Rum Ambrato della Martinica
- 30 ml Rum Jamaicano invecchiato
- 15 ml di Orange curaçao
- 30 ml di succo fresco di lime
- 15 ml di orzata
Preparazione:
Si versano tutti gli ingredienti in uno shaker, e si aggiunge ghiaccio spezzettato. Questa ricetta vuole una shakerata che non superi i dieci secondi (per via del ghiaccio tritato).
Si apre lo shaker e senza utilizzare strainer si versa l’intero contenuto, ghiaccio compreso, nel bicchiere.
Si decora con un ciuffo di menta e mezzo lime rigorosamente adagiato con la parte della buccia verso l’alto, Trader voleva che il drink ricordasse un’isola tropicale con una palma.
Nota sugli ingredienti:
negli anni ’40 l’orzata era un prodotto ben diverso da quella oltremodo zuccherina che conosciamo, infatti la ricetta dell’epoca riportava 7,5 ml di orzata e 7,5 di uno sciroppo di zucchero ipersaturo (rock candy syrup 3:1)
La Storia:
“Maita’i Roe A’e” che in tahitiano significa :”Fuori dal mondo, il migliore”. Così Ham e Carrie Guild definirono la pozione preparata da Trader Vic (al secolo Victor Bergeron) nel suo bar in stile polinesiano a Oakland in California.
Correva l’anno 1944.
Alla sua nascita il Mai Tai prevedeva l’utilizzo di un rum giamaicano invecchiato 17 anni, il J.Wray & Nephew, del curacao all’arancia, orzata e succo di lime. Appena una manciata di ingredienti, in piccole dosi, fanno da perfetta cornice al rum giamaicano, complesso e corposo. Il Mai Tai ebbe un successo travolgente, comparendo nei menù dei bar di tutto il modo e finendo per diventare il sinonimo di cocktail esotico in genere.
Sembra una storia a lieto fine, ma non è cosi che sono andate le cose.
Al contrario, la caduta del Mai Tai è stata la più lunga e rovinosa nell’intera storia dei cocktail, e ne ha corrotto la ricetta fino a renderlo irriconoscibile. Il cocktail che la maggior parte delle persone oggi chiama Mai Tai non ha nulla a che fare con la ricetta originale. Spesso è solo: “ Un po’ di rum, succhi a portata di mano e un altro po’di rum”.
Ancora oggi tra i barmen, che conoscono e rispettano la ricetta originale del Mai Tai, c’è un certo disaccordo su quali rum debbano essere impiegati al posto del J.Wray & Nephew 17 anni che compariva nella ricetta originale ( o del 15 utilizzato successivamente, entrambi non vengono più prodotti).
Lo stesso Trader riscontrò diverse difficoltà nel trovare un degno sostituto. Dopo aver terminato le scorte di J.Wray & Nephew 17 anni ( oggi l’unica bottiglia conosciuta appartiene a Martin Cate) e quando anche le provviste del 15 arrivarono agli sgoccioli, Vic scelse due rum, il Red Heart e il Coruba, da usare in parti uguali al fianco del rum originale invecchiato 15 anni, in modo da allungare le scorte e preservare il carattere del Mai Tai.
Infine, anche le scorte del J. Wray & Nephew 15 anni si esaurirono, e così Vic decise di creare da se un rum che potesse emulare quello originale. Imbottigliò un rum invecchiato 15 anni e uno invecchiato 8 anni, entrambi di ottima qualità, ma per quanto buoni non riuscivano a riprodurre esattamente l’aroma complesso e intenso di un rum invecchiato 17 anni ai caraibi. Dalle parole di Trader :”…gli aromi decisi di frutta secca, che stavamo cercando, vennero aggiunti usando del rum della Martinica”. Qui il gap.
Se pensiamo ad un rum della Martinica, in genere, pensiamo ad un rhum agricole AOC: un rhum a base di succo di canna da zucchero fresco con un metodo di produzione strettamente regolamentato. Un rhum ricco di sentori primari, note verdi e erbacee. Come poteva questo rum sostituirne un altro invecchiato 17 anni ai caraibi, complesso e corposo con “note di frutta secca”?
Per capire come mai Vic abbia deciso di fare una sostituzione simile bisogna porsi una domanda. Quali erano i rum Martinicani presenti sul mercato americano negli anni Cinquanta? C’era sicuramente almeno un rhum agricole, il St. James, ma era troppo costoso per essere impiegato su un mercato di massa. Molto più comuni erano i rum traditionnel: rum prodotti sulle isole francesi che avevano come materia prima la melassa. Per di più lo stile di questi rum ricordava molto quello dei rum scuri, spesso erano prodotti mescolando il distillato di melassa con de rum giamaicano.
Dunque, cosa dovremmo usare oggi per creare il nostro Mai Tai? In fin dei conti, non importa. Che sia un rarissimo rum giamaicano invecchiato 17 anni ai caraibi, un rinfrescante e pungente agricole della Martinica o un umile rum tradicionnel di melassa, possiamo affermare che Trade con il Mai Tai ha creato quello che, dopo il Daiquiri, è forse il sistema perfetto per la diffusione dello spirito della canna da zucchero: una selezione di ingredienti che esaltano virtualmente ogni rum, e che a sua volta prende carattere e personalità dalle etichette che si sceglie di utilizzare.
per il contributo si ringrazia Raffaele Ferraro (Platanos Exotic Bar, Napoli)