Bobby Burns

Bicchiere : Coppetta

Metodo : Stir & Strain

Decorazione : Biscotto Short Bread

Ingredienti :

  • 45 ml Scotch Whisky
  • 45 ml Vermouth Dolce
  • 22 ml Benedictine D.O.M.

Preparazione :

Mescolare gli ingredienti in un mixing glass con ghiaccio, per approssimativamente 20-25 secondi.
Per dare una giusta diluizione, si consiglia di utilizzare cubi di ghiaccio più grandi.
Con l’aiuto di uno strainer filtrare il ghiaccio e versare il drink in una coppetta ben gelata.
Esprimere gli olii essenziali di una buccia di limone verso la superficie del cocktail ed il bordo del bicchiere, ricordando di scartare la scorzetta senza lasciarla cadere nel bicchiere.
Decorare con un biscotto short bread.

Note sugli ingredienti :

Il Bobby Burns è sostanzialmente un riff sul Manhattan, o sul Rob Roy se preferite, preparato con Scotch e un liquore dolce a base di erbe. Un cocktail dalla lunga profondità aromatica, che combina il sapore asciutto, con una sontuosa robustezza, e una corposa rotondità. Il Benedictine è il liquore più comunemente usato per questa ricetta. Erboso e mielato, lega bene gli ingredienti in un sapore ricco, corposo, e moderatamente dolce.
Il Bobby Burns è il drink ideale per completare l’opulento pasto scozzese a base del tradizionale “haggis“, servito il 25 gennaio, giornata in onore del celebre poeta, in cui tutta la Scozia festeggia con la Burns Supper.

La scelta dello Scotch whisky nella preparazione di un Bobby Burns caratterizza notevolmente il profilo del cocktail. Un blended porterà nella ricetta note di vaniglia e sentori di frutta bianca e di agrumi, e a seconda della etichetta anche un vago ricordo torbato.
Sebbene miscelare un single malt con qualcosa di diverso da sole due gocce d’acqua possa far gridare al sacrilegio, l’utilizzo dei migliori malti scozzesi ha superato i confini della purezza. Va detto che un single malt diversamente porta nel drink note raffinate ed eleganti che spaziano da sapori puri, secchi, morbidi, salmastri o torbati, in base alla zona di provenienza della etichetta.
Chiaramente spiriti che provengono da legni diversi e che magari abbiano riposato per più tempo, conferiranno al cocktail più consistenza nella texture e nella struttura del sapore.

La buccia di limone completa la ricetta con la sua nota citrica, e nonostante non sia la decorazione più canonica e tradizionale, può servire allo scopo in mancanza del più rappresentativo biscotto che è un po’ il “sigillo di garanzia” della perfetta realizzazione di questo cocktail.
I biscotti short bread sono “il gioiello della corona” dei prodotti da forno scozzesi, una tipica preparazione fatta in occasione del tradizionale banchetto del 25 gennaio.

La Storia :

Ritratto di Robert Burns Alexander Nasmyth, 1787, Scottish National Portrait Gallery.

Bobby Burns è un poeta e scrittore scozzese del 18° secolo. Questo drink è dedicato al figlio preferito di Scozia, un eroe e un simbolo della sua gente, che viene celebrato nel giorno della sua nascita il 25 gennaio.
Siamo quasi certi che il cocktail non sia stato creato in Scozia, ma in verità gli scozzesi lo hanno adottato molto volentieri come drink per i festeggiamenti della Burns’ Night  Supper, che è un evento caratterizzato da buon cibo, poesia e musica, a cui il popolo scozzese è orgogliosamente ancorato.

La ricetta del Bobby Burns appare all’inizio del Novecento nei manuali americani, come sappiamo, quasi sempre le tendenze socio-culturali si riflettono su quello che succede al bancone, ed infatti, se alla fine del 19° secolo il golf divenne popolare tra i membri della upper class americana, insiema al golf divennero interessanti tutte le altre cose provenienti dalla Scozia. Come conseguenza, anche lo Scotch whisky iniziò ad essere maggiormente usato nelle ricette dei cocktails soprattutto nelle città della east coast. A quel tempo infatti risale anche la ricetta del Rob Roy, da cui deriva il Bobby Burns che può essere inteso come un “fancy riff” che aggiunge complessità al Rob Roy.

Questo cocktail venne riportato per la prima volta nel manuale “Bishop & Babcock Company’s Fancy Drinks” del 1902, un ricettario offerto dalla famosa casa di produzione di impianti di birra e frigoriferi. La ricetta chiamata “Baby Burns”, prevedeva 1 cucchiaino di vermouth, 1 cucchiaino di benedictine, 1 pony di Scotch e una scorza di limone strizzata.
Gli ingredienti ci danno la certezza che si tratti dello stesso cocktail, ed il nome diverso è giustificato dalla natura pubblicitaria del manuale, che ad onor del vero,era zeppo di errori di battitura.

1902, Bishop & Babcock Company’s Fancy Drinks

La prima fonte più nota ed autorevole a riportare il nome Bobby Burns è del 1930 “The Savoy Cocktail Book” di Harry Craddock , dove sono previsti in parti uguali whisky e vermouth. Craddock aggiunse una nota alla ricetta :”uno dei migliori cocktail a base di whisky. Viene servito tanto nel giorno di Sant’Andrea”.

1930 The Savoy Cocktail Book

Nel 1931 A.S. Crockett inserì il cocktail, chiamandolo però Robert Burns, nel manuale “Old Waldorf-Astoria Bar Days“, la ricetta prevedeva il doppio del whisky rispetto al vermouth e gocce di orange bitters ed assenzio.
Una versione con Scotch che ci ricorda un altro drink dove assenzio e bitters si sposano con whisky e vermouth, il cocktail A’ la Louisiane.
Crockett annotò anche che il nome piuttosto che essere dedicato al famoso scozzese, fosse potuto essere attribuito ad un venditore di sigari che era cliente dell’Waldorf-Astoria.

Nel “The Fine Art of Mixing Drinks” del 1948, David Embury descrisse il Bobby Burns come una interessante variazione del Rob Roy, ed indicò come liquore utilizzato il più scozzese Drambuie al posto del Benedictine. La ricetta venne ancora perfezionata nella edizione del 1953, in cui vennero aggiunte gocce di Peychaud’s bitter che legavano meglio gli ingredienti allo Scotch.

Tuttavia la storia del nome e del commerciante di sigari è rimasta poco chiara, fino a quando a supporto della nota di Crockett, è intervenuto Gary “Gaz” Regan nel Bartender Bulletin, riportando una immagine del 1880 scoperta sull’edizione del 1923 del Valentine’s Manual of New York. Tra le varie insegne pubblicitarie spicca la scritta “Robert Burns Cigars” sul tendalino del vecchio negozio dove ora sorge l’edificio del “Times”.
Non ci è dato sapere il nome del commerciante di sigari che frequentava il Waldorf-Astoria, ma stando alle cronache, la marca di sigari che riportava il nome ed il ritratto del poeta scozzese rimase in commercio fino agli anni ’60.

Valentine’s manual of old New York – Brown, Henry Collins – Allen County Public Library

Nei tempi più recenti il cocktail è stato rivisto secondo canoni di gusto più attuali. Dale DeGroff ha riportato la ricetta in “The Essential Cocktail“, Meehan e Gall in “The PDT Cocktail Book“, Day, Fauchland e Kaplan hanno inserito il Bobby Burns nell’appendice finale di “Cocktail Codex“, tutti quanti riportando la stessa formula solo con delle variazioni sulla quantità di Benedictine:

  • 60 ml di Scotch Whisky
  • 22 ml di Vermouth Dolce
  • 10 ml di Benedictine

Che preferiate la versione più corposa e dolce con quantità pari di whisky e vermouth, o una versione più secca per i palati moderni, ci resta da dirvi solo :

“Slàinte”.
2011, the PDT Cocktail Book
2018, Cocktail Codex, Day – Fauchald – Kaplan

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