Jungle Bird

Jungle Bird Cocktail Reporter

Bicchiere : Old Fashioned

Metodo : Shake & Strain

Decorazione : Cubetti di ananas e Ciliegia Fabbri al Maraschino

Ingredienti :

  • 45 ml di black strap rum
  • 15 ml di Campari
  • 45 ml di Succo fresco di Ananas
  • 15 ml di Succo fresco di Lime
  • 10 ml di Rich syrup (sciroppo di zucchero 2:1)

Preparazione :

Unire tutti gli ingredienti in uno shaker colmo di ghiaccio.
Agitare energicamente per 10-12 secondi fino a quando lo shaker non sarà ben freddo e filtrando con uno strainer, versare su di un grande cubo di ghiaccio in un bicchiere doppio old fashioned .
Decorare con un pezzo di ananas e ciliegina Fabbri.

Note sugli ingredienti :

Il Jungle Bird Strizza l’occhio allo stile tiki, ma aggiunge un tocco di raffinato amaro italiano, in una ricetta unica. Il Campari mette in questo drink un tocco inusuale di bitter-funk che è stimolante e ammaliante, con sapori agrodolci e speziati allo stesso tempo. Il cocktail non resta piatto, ma ha una evoluzione dopo il primo assaggio ed il rum riporta il bevitore sulle latitudini più esotiche.

Il Jungle bird ha corpo e un grado alcolico che si fa sentire. Il succo d’ananas in una misura ridotta rispetto alle più tipiche ricette tiki crea un buon bilanciamento con il Campari, tira fuori in un sapore complesso le note più acute e agrumate dell’aperitivo, ed aggiunge anche un eco di erbe ai sentori del rum.

La doppia personalità di questo drink in parte craft ed in parte tiki ha diviso moltoi bartender nella scelta del rum. La ricetta originale vorrebbe un drink servito con ghiaccio tritato e preparato con un un rum giamaicano scuro, ovvero una preparazione più tipicamente tropicale dal corpo leggero, e dal colore meno intenso. Dove per rum scuro intendiamo uno spirito che abbia fatto molto legno.

In realtà la versione più recente che ha eclissato la ricetta old school diventando il nuovo canone del Jungle bird, prevede un drink servito su un grosso pezzo di ghiaccio cristallino e l’utilizzo di un black strap dal profilo aromatico più intenso, e dal sapore attraente e sofisticato.

Bene inteso che tecnicamente tutti i rum di melassa in fase di produzione hanno la stessa quota di black strap (melassa esausta) e dunque non è la base di fermentato a dare il nome al rum, un black strap rum è uno spirito di canna relativamente giovane a cui è stato aggiunto un dolcificante che gli conferisce il colore così scuro, e gli aromi umami e terrosi della melassa. Risulta più dolce e denso di un giamaicano per esempio.
Sostanzialmente ha note vegetali, richiami di caffè e liquirizia, un sapore sapido e mostra carattere per equilibrare il bitter e lavorare armonicamente enfatizzando il sapore del Campari.

Da qui, la storia dell’evoluzione della ricetta ci dà la risposta a come vorremmo preparare il nostro drink.

La Storia :

Grazie alla ricerca di Kim Choong, fondatrice di thirstmag.com, sappiamo con precisione che la ricetta del Jungle Bird venne ideata Jeffey Ong, beverage manager di quello che fu l’Hilton di Kuala Lumpur nei primi anni ’70.

a destra Jeffrey Ong negli anni ’70, ftografia dagli album della famiglia Ong concessa a Kim Choong

Sin dall’apertura dell’hotel nel 6 luglio 1973 questo cocktail veniva preparato come benvenuto per gli ospiti che arrivavano nella hall ed erano accolti al The Aviary Bar, da qui il nome. Jungle Bird si riferisce agli uccelli che potresti vedere dall’interno di The Aviary Bar. Gli ospiti di fronte al palco avrebbero visto gli uccelli attraverso un pannello di vetro dove erano tenuti in un’area con reti vicino alla piscina.
La direzione dell’hotel aveva richiesto un drink tropicale come welcome, l’idea fu quella di servire il cocktail in un bicchiere di ceramica a forma di uccello con una decorazione di ananas e un’orchidea.

La prima ricetta scritta del Jungle Bird ha debuttato nel 1989 in The New American Bartender’s Guide di John J. Poister, il quale riportava proporzioni diverse da quelle che usiamo noi oggi, scriveva di un generico “dark rum” e soprattutto, come si addice a un drink tropicale, specificava l’utilizzo di ghiaccio tritato e contemplava anche un frullatore nella preparazione.

John J. Poister 1989, “New American Bartender’s Guide”

Come racconta anche R. Simmonson, all’inizio degli anni 2000 quando negli Stati Uniti si muovevano i primi passi della rinascita dei craft cocktail, parlare di Tiki e drink tropicali era un vero e proprio taboo, fortunatamente Jeff “Beach Bum” Berry ha invertito il pregiudizio riscoprendo -tra le altre- la ricetta del Jungle bird che è stata riproposta nel 2002 nel libro Intoxica. Senza modificare sostanzialmente il drink del 1989, Berry ha aggiornato la ricetta, decifrando quella generica indicazione “dark rum” e indicando come più appropriato l’utilizzo di un rum scuro jamaicano come ad esempio il Myer’s.
L’inusuale utilizzo di Campari insieme a rum e frutta fresca, aggiunto a un vago eco della italianità del Negroni, ha acceso l’interesse dei baristi e dei bevitori d’oltreoceano che al volgere del millennio iniziarono ad adattare il proprio palato verso sapori più bitter ed alcolici.

2002 Jeff Berry : Intoxica

Partendo da Intoxica, ma soprattutto grazie all’aiuto di Giuseppe Gonzalez una figura decisamente di rilievo dietro al bancone tiki del Painkiller di N.Y.C., il Jungle bird ha ritrovato fama e anche una nuova formula della ricetta più vicina ai craft cocktail di inizio 2000. Il barman di origine portoricana intorno al 2010 ha sostituito al dark rum jamaicano, un Black Strap rum più ricco di melassa e dai sapori più vegetali e sapidi e ha ridotto la porzione del succo di ananas fino a 45 ml, facendo diventare la sua ricetta servita su cubi di ghiaccio il nuovo standard della Grande Mela che è diventato virale prima negli Stati Uniti e poi in Europa.

Gonzalez in una foto di Daniel Krieger per The New York Times

A riprova di quanto detto, lo stesso Sam Ross dell’allora Milk & Honey (l’attuale Attaboy di Manhattan), dopo aver provato la versione di Gonzalez iniziò a servire il cocktail. L’influente speakeasy è stato la piattaforma definitiva per far decollare il successo di quello che è diventato il Jungle bird nella sua versione di modern classic.

R. Simonson 2016, A proper drink

Orgoglio dei bartender malesi, l’intreccio di stili che crea la doppia anima del Jungle Bird ha significato la rinascita di un’era tiki ed è diventato un must anche per i baristi con baffoni e reggimaniche alle camicie.

A dirla tutta anche i locali dal carattere più esotico hanno adottato la ricetta più moderna, come mi ha raccontato recentemente Georgie Radev del Laki Kane di Londra: “La maggior parte delle bevande tropicali e Tiki utilizza ghiaccio tritato o rotto grossolanamente. Il Jungle Bird è un drink tropicale e seguendo la logica andrebbe servito con ghiaccio tritato. Ed infatti è buono anche così. Avvicinerei questo cocktail ad un twist tropicale con rum sul Negroni ed è un po’ più elegante e di classe, rispetto alle tipiche ricette tiki. Ecco perché personalmente lo preferisco servito su di un grosso cubo di ghiaccio cristallino”.

Per il supporto e la collaborazione si ringraziano Kim Choong, Georgi Radev (Laki Kane, Londra), Daniel Krieger

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