French 75

French75 cocktail reporter

Bicchiere : Flute

Metodo : Shake&Strain

Decorazione : Zest di Limone

Ingredienti :

  • 45 ml di Dry Gin (ma è contemplata una versione con Cognac)
  • 15 ml di Succo fresco di Limone
  • 1tbs di Zucchero Bianco Granulare
  • 75 ml di Champagne Brut

Preparazione :

Dissolvere lo zucchero con il succo di limone sul fondo dello shaker, aggiungere gin, ghiaccio a colmare e shakerare per 12 sec.
Filtrare senza ghiaccio in una flute congelata.
Aggiungere lo champagne e con un barspoon mescolare delicatamente non oltre pochi secondi.
Esprimere gli olii essenziali della buccia e docorare con uno zest di limone abbastanza lungo da creare una spirale nel bicchiere.

Note sugli ingredienti :

Il French 75 è un cocktail fresco e delizioso che combina la più semplice mistura di dolce,aspro e spirito con la bollicina francese che rende il drink ammaliantemente inebriante. Perfetto per qualsiasi ora del giorno, è l’ideale per un brunch elegante.

Un punto che suscita interesse sul French 75 è se vada o meno servito con ghiaccio. Condivide tre ingredienti con un Tom Collins, che normalmente viene servito on the rocks, tuttavia, se consideriamo le ricette che preferiscono il brandy al gin, il cocktail è più simile a uno Champagne cocktail, che si sà, è rigorosamente servito senza ghiaccio in calice o in coppetta.
Negli anni il servizio di questo drink è cambiato passando da una coupè, ad un collins con ghiaccio, per finire in una flute.
Oggi la maggior parte dei cocktail bar serve il French 75 nella flute, ma questo potrebbe avere meno a che fare con un aspetto strettamente tecnico e più invece con il modo in cui viene percepito il cocktail.

Lo Champagne per tradizione è servito in un elegante tulipano che ne esalta il perlage, e la stessa anima “posh” vuole essere data anche al French 75, che nel calice lascia salire gli aromi delle botanicals del gin insieme alla vivacità delle bollicine.
In definitiva il servizio alla maniera di un collins andrebbe relegato solo ai torridi pomeriggi estivi quando nel frigo avete etichette diverse dalle Maison francesi, senza dimenticare che c’è sempre chi urla al sacrilegio vedendo dello Champagne con ghiaccio.

Fermo restando che le bollicine italiane hanno nella nostra cultura un peso importante, e una qualità indiscussa, lo Champagne resta parte integrante di un cocktail che non appunto si chiama “French”.
In entrambi i casi, il sapore “brut” è fondamentale ed influisce sull’equilibrio del cocktail, e pertanto gli altri tre ingredienti devono essere miscelati con l’intento di otennere un drink che mantenga il profilo secco del drink.

Nella versione con Cognac il profilo del French 75 è leggermente meno fresco, e con uno spirito con uno spirito adeguatamente distillato e invecchiato assume una connotazione più sofisticata di gran lunga superiore. Le note fruttate e del legno trovano il giusto bilanciamento con lo zucchero, il succo aspro del limone e lo Champagne e fanno totalmente dimenticare la versione collins.

La Storia :

Prende il nome dal cannone da campo francese con cartucce da 75 millimetri a fuoco rapido, icona della vittoria americana della prima guerra mondiale, forse per via del forte tenore alcolico che avrebbe steso i bevitori proprio come la temibile artiglieria francese, oppure solo forse per celebrare la vittoria.


L’origine della ricetta è alquanto enigmatica, con il nome che è cambiato da Soixante quinze, a 75 cocktail, a French 75 e versioni della ricetta che non concordano tra di loro. È probabile che il drink non debba essere attribuito ad un barman e invece, fosse il semplice prodotto della sperimentazione. I bevitori più esigenti già dalla fine del 19° secolo erano soliti miscelare un distillato con Champagne. Ma in realtà chiunque abbia inventato il French 75 non ha davvero inventato nulla. Tutto quello che ha fatto è stato dargli un nome. Come già successe cento anni prima al “cocktail”, quando la formula di gin o cognac, champagne, limone e zucchero ottenne il soprannome del cannone francese, si garantì il prestigio di un classico della miscelazione.

1922, R. Vemiere “Cocktails how to mix them”

In “Viaggio di Spirito“, Miller e Brown sono riusciti a dare una chiave di lettura della storia della ricetta a base di gin. La prima traccia del cocktail apparve nel 1915 sul Washington Herald del 1915 grazie ad Alexander Powell, un corrispondente dal fronte, dove la ricetta prevedeva dry gin , applejack, granatina, succo di limone e nessuna traccia di Champagne, la stessa ricetta fu riportata con Calvados nel manuale da bar del 1922 ”Cocktails – How to mix them” con il nome “75” o in francese “Soixante-quinze”, in cui l’autore Robert Vermiere attriubuisce il cocktail al barista Henry Tèpè dello Chatham Hotel, il quale aveva aperto il proprio bar non lontano da Rue Daunou. Il bar di Henry Tèpè era frequentato da militari e aviatori americani e , manco a dirlo, era proprio di fronte alla strada del famoso New York bar di Parigi.
A distanza di pochi anni, anche Harry MacElhone dal New York Bar in Rue Daunou diede la sua versione della ricetta, che potenziata con l’aggiunta di due gocce d’assenzio fu riportata nel 1926 nel suo libro ”the ABC of mixing cocktails”.

1926, H. MacHlhone “the ABC of mixing cocktails”

Ma entrambe le versioni erano ben diverse da quella attuale, il nome French 75 e la ricetta come la conosciamo apparvero per la prima volta in stampa nel 1927, al culmine del proibizionismo, nella pubblicazione “Here’s How!” di Judge Jr. A riprova del fatto che il “nobile esperimento” non fermò del tutto gli americani, e grazie agli scritti dell’autore e gourmand Lucius Beebe sappiamo che le celebrità provavano la versione americana del French 75 nel locale clandestino Sherman Billingsley Stork Club.

1927, Here’s How, Judge jr

1930, H. Craddock “the Savoy cocktail book”

A Londra buona parte dei turisti americani, che avevano voglia di un drink alla maniera newyorkese erano clienti di Harry Craddock, il quale nel 1930 inserì il French 75 nel libro dei cocktail del Savoy, annotando  l’evidente riferimento al cannone “colpisce con notevole precisione”.
Gli anni Trenta segnarono in Europa l’affermarsi della versione americana della ricetta, dove anche Frank Meier del Ritz di Parigi, salvo il tocco europeo dato dall’anice, inserì la ricetta nel suo libro del 1936 “The Artistry of mixing drinks”.

1936, F. Meier “The Artistry of mixing drinks”

Nonostante tutte queste tracce del cocktail riportino una base di gin, la leggenda vuole che la versione con Cognac sia nata prima, quando Raoul Lufbery, un pilota americano, presumibilmente aggiunse Cognac allo Champagne per renderlo più alcolico e vi strizzò sopra una scorzetta di limone, anche se la prima ricetta con Cognac scritta in un manuale è apparsa solo nel 1948 con Embury nel “Fine Art of Mixing Drinks”.

1948, D. Embury “The fine art of mixing drinks”

Lo stesso King Cocktail Dale DeGroff, ricalca le orme di Embury nel “The Craft of the Cocktail“, e pur dando nota di una versione con gin, preferisce la ricetta con brandy.

2003, D. DeGroff “The craft of the cocktail”

Per capire la dualità con gin o Cognac di questo cocktail, che si protrae forse da quando veniva preparato agli inizi del ‘900, ci siamo rivolti ad una “celebrità del French 75″ che ha miscelato questo cocktail in 14 paesi diversi e in 6 dei 7 continenti, lavorando un minimo di 5 notti a settimana per oltre 14 anni con una media di più di 60 a notte, arrivando a totalizzae quasi 1 milione di French 75.

Chris Hannah proprietario del Jewel of the South di New Orleans

Chris Hannah, proprietario del Jewel of the South, e precedentemente bartender presso il French 75 Bar dell’Arnaud’s restaurant di New Orleans dal 2004, ha reso la ricetta del French 75 un cocktail iconico della Crescent City.
All’Arnaud’s, che nel 2018 ha celebrato i 100 anni di attività, il Cognac era una preferenza del vecchio proprietario il “Conte” Arnaud Cazenave, ma Chris ebbe una precisa conferma su questa formula da due clienti che visitarono il bar e rimasero entusiasti di aver trovato finalemente un bar che preparasse il cocktail nella maniera “corretta”.
Incuriosito da questo aneddoto, Hannah andò a fondo nella ricerca e scoprì, grazie alla puntata del 10 novembre ’69 del programma radiofonico di Jean Sheperd, che la storia del pilota americano era fondata.

L’esperto barman di New Orleans ci ha raccontato: “Ho approfondito questo argomento, ho comprato autobiografie e ho scoperto che la Lafayette Escadrille adorava Parigi, ma non erano soliti visitare il Louvre, invece sarebbero andati al quartiere americano e si sarebbero goduti la scena dei bar”… “La Lafayette Escadrille era un gruppo di piloti da caccia alleati composto da militari americani e francesi che avevano scelto il famoso bar dell’Hotel Chatham come loro ritrovo preferito e che bevevano Cognac e Champagne dopo ogni missione di successo e brindavano al cannone da 75mm che proteggeva il loro volo dal fuoco nemico”.
Chris ha proseguito nel racconto: “L’Hotel Chatham era a due porte dall Harry’s New York Bar sulla stessa strada! So veramente come vanno le cose nei ristoranti e nei bar, e questo è quello che credo sia successo al French 75, semplicemente alcuni piloti facevano la spola bevendo tra lo Chattam Hotel e l’Harry’s” ed il resto è storia.

I piloti della Lafayette Escadrille, immagine per concessione di warhistoryonline.com

Al Jewel of the South il French 75 è preparato con Cognac, ma grazie al lavoro portato avanti da Chris Hanna sin dal 2006 mentre seguiva le orme del suo mentore Chris McMillian, oggi quando si ordina un French 75 a New Orleans i baristi hanno la consapevolezza delle origini di questa ricetta e come prima cosa chiedono “con gin o con cognac? ” mentre sono pronti ad impugnare una bottiglia di VS sotto al bancone.

Si ringrazia Chris Hannah per l’amichevole contributo.
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