Boulevardier

boulevardier su un piano in marmo bianco ph cocktailreporter.com
1927 Harry McElhone per Erskine Gwynne

Bicchiere : Bicchiere Old Fashioned oppure Coppetta da cocktail

Metodo : Stir & Strain

Decorazione : Zest di Limone

Ingredienti :

  • 45 ml di Bourboun whiskey
  • 30 ml di Sweet vermouth
  • 30 ml di Campari

Preparazione :

Versare tutti gli ingredienti in un mixing glass ed aggiungere ghiaccio fino a raggiungere la superficie del liquido.
Mescolare con un barspoon per 20 secondi ca. (in base alla qualità di ghiaccio utilizzato) per rggiungere la temperatura e la diluizione desiderati.
Aggiungere altro ghiaccio nel mixing glass per interrompere la fusione del ghiaccio e la diluizione.
Filtrare in un old fashioned con ghiaccio oppure in una coppetta da cocktail ghiacciata (secondo le proprie preferenze).
Esprimere gli oli essenziali della scorza di un’arancia sulla superficie del cocktail e lasciare cadere lo zest nel bicchiere per decorazione.

Note sugli ingredienti :

Quando è servito on the rocks, questo drink può essere preparato anche con la tecnica “build”, cioè mescolando tutti gli ingredienti nel bicchiere, ma è sempre più utile realizzarlo nel mixing glass per controllare meglio la diluizione.

La ricetta del Boulevardier segue la formula spirito, bitter e vermouth, che è tipica del Negroni. Beninteso però, che non si tratta di una semplice sostituzione di base alcolica, l’interazione agrodolce tra Campari e vermouth rimane, ma il whisky cambia la percezione che si ha di questo cocktail. Il celebre cocktail italiano richiede i tre ingredienti in parti uguali, è asciutto, fresco e tonificante, diversamente il Boulevardier prevede il distillato in una proporzione leggermente superiore, creando un profilo pieno, ricco e caldo in cui il whiskey viene esaltato nell’equilibrio agrodolce tra l’amaro del Campari e e la rotondità del vermouth.
Dunque sebbene il Boulevardier sia comunemente considerato l’alternativa di carattere al Negroni, viene da considerarlo come un riff sul Manhattan che bilancia in una complessità più asciutta l’amaro dell’aperitivo italiano, con lo spirito ed il vermouth dolce.


La vera bellezza del Boulevardier è la sua adattabilità all’amaro e al dolce, la conoscenza e la scelta degli ingredienti, influisce molto sul modo in cui si prepara questo cocktail. In un’ottica “artigianale” e taylor made ci si può discostare dalla ricetta più in uso, alla ricerca di un equilibrio basato sulle particolari peculiarità delle diverse etichette di ciascun ingrediente, rispetto alla forza e al corpo del whisky.
Un bourbon speziato e ad alta gradazione, come un 100 proof, sarebbe probabilmente abbastanza robusto da funzionare anche con il rapporto a misure pari di vermouth e bitter.
L’idea alla base di un Boulevardier è uno spirito caldo e profondo, esaltato dai modificatori utilizzati.

La scelta del Vermouth deve ricercare una certa morbidezza nelle note olfattive e nel gusto per dare rotondità al cocktail e bilanciare il sapore asciutto del bitter. Per esempio la vaniglia del Carpano Antica Formula o del Vermouth del Professore, che richiama anche le note del legno del whiskey, rappresenta l’elemento “morbido” della ricetta. Oltre alla nota vanigliata, la ricetta di Carpano è ricca di sapori prepotenti, come ad esempio una forte componente di cacao e e ovviamente zenzero; potrebbe essere una buona soluzione alternativa scegliere un blend di due vermouth dolci, magari uno più delicato ed uno più forte per mettere nel Boulevardier un ingrediente ricco ma che non rubi la scena agli altri sapori del drink.

Il Campari Bitter è un must, ma la riscoperta delle antiche tradizioni liquoristiche italiane, ha riaperto la strada a bitter meno conosciuti che giocano con i sapori asciutti di erbe,radici e frutta che rappresentano una valida alternativa per chi vuole sperimentare gusti e fragranze.

Sia la scorza d’arancia che la scorza di limone, possono essere usate singolarmente come decorazione del Boulevardier, ma usandole insieme si combinano al meglio gli aromi più rotondi e profondi dell’arancia (perfetti con il campari ed il vermouth) con l’aroma rinfrescante degli oli della scorza di limone che aggiungono una ulteriore dimensione a questo cocktail a base whiskey.

La scelta del bicchiere è funzionale al tipo di bevuta che si vuole dal Boulvardier, un old fashioned con un grande cubo di ghiaccio stempera il cocktail in una dimensione più “easy”, viceversa la copetta rende il drink più incisivo nel corpo e nel sapore.

La Storia :

Nel primo Ventennio del ‘900 in tutta Europa, scrittori e membri della comunità intellettuale del calibro di Hemingway, F. Scott Fitzgerald e Gertrude Stein, affollavano i cafè parigini. Ai tempi in cui negli Stati Uniti il Proibizionismo vietava l’alcol, le loro lunghe conversazioni sulle tendenze letterarie e artistiche sono state accompagnate da cocktail serviti in stile americano ma con ingredienti europei.
Il Boulevardier era un drink appetibile di quell’ambiente d’infuenza letteraria, apparve fugacemente per la prima volta come nota di una pagina pubblicitaria nel libro del 1927 Barflies and Cocktails di Harry McElhone, proprietario dell’Harry’s Bar di Parigi, che accreditò Erskine Gwynne come il creatore del drink.

1927 Barflies and Cocktails di Harry McElhone
Erskine Gwynne

MacElhone miscelava il drink per Erskine Gwynne, uno scrittore americano espatriato in Francia, persona mondana e nipote del magnate delle ferrovie Alfred Vanderbilt. Insieme ad Arthur Moss, Gwynne curava una rivista mensile, per espatriati che vivevano a Parigi, ispirata al The New Yorker e chiamata The Boulevardier, da cui anche il cocktail ha preso il nome, che in francese stava per un “uomo scaltro alla moda che passeggia per le strade di Parigi“.

2004, Ted Haigh : Vintage Spirits and Forgotten Cocktails

La parte forse più interessante della storia, è capire come negli anni ’20 proprio mentre in Italia nasceva il Negroni, a Parigi sia diventato popolare un cocktail che ha 2 su 3 ingredienti uguali e che a quei tempi si preparava in misure pari, proprio come il Negroni. A dirla tutta, il noto cocktail italiano non sembra abbia avuto infulenza nella nascita della ricetta del Boulevardier e fonti meno accreditate raccontano che un un cocktail a base di whiskey, vermouth e bitter si preparasse a Parigi almeno da vent’anni prima che MacElhone e Gwynne lo rendessero famoso.
Dunque nonostante l’imbarazzante somiglianza delle ricette, che fa pensare al Boulevardier come ad un Negroni americanizzato, sembrerebbe che questo cocktail sia nato per dare una connotazione europea al Manhattan con l’aggiunta di un liquore continentale che insieme al vermouth, ravviva il bourbon americano.

Il Boulevardier nei testi di R. Simonson

Agli inizi degli anni 2000, a seguito della ritrovata attenzione sulle ricette dimenticate del passato, la formula del Negroni è cresciuta in popolarità facendo rispolverare di conseguenza anche il vecchio Boulevardier. Il cocktail parigino ha trovato negli anni della rivoluzione dei “craft cocktails” un nuovo splendore e una nuova versione in cui è diventata pratica comune aumentare la parte di whisky, bilanciando meglio l’intensità del bitter.

Il merito della riscoperta di questa ricetta va al newyorkese Toby Cecchini, che ha trasformato il Boulevardier in uno dei signature cocktails del Long Island Bar di Cobble Hill a Brooklyn ed ha riconsegnato ai bevitori di whiskey quello che è diventato uno dei cocktail più richiesti degli utlimi 10 anni.

Jon Vachon Photographer
Toby Cecchini




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