Monkey Gland

monkey gland by cocktailreporter.com

Bicchiere : Coppetta da Cocktail

Metodo : Shake & Strain

Decorazione : Zest di Arancia

Ingredienti :

  • 60 ml di Dry Gin
  • 20 ml di Succo Fresco d’Arancia
  • 7 ml di Granatina
  • 2 Dashes di Assenzio

Preparazione :

Versate gli ingredienti in uno shaker con ghiaccio e agitate per 12-15 secondi, in base alla tipologia di ghiaccio utilizzato. È raccomandabile utilizzare un grosso cubo di ghiaccio cristallino ed uno invece rotto in due o tre parti più piccole per dare un buon raffreddamento e la giusta diluizione, ma in ogni caso evitate di utilizzare ghiaccio “wet” che ha già iniziato a sciogliersi o otterrete un drink annacquato.
Filtrate il cocktail con uno strainer ed un colino a maglia fine e versatelo in una coppetta da cocktail precedentemente raffreddata.
Esprimete gli oli di una scorzetta d’arancia sulla superficie del drink e sul bordo del bichciere.
Decorate con lo zest d’arancia e servite il cocktail con un sorriso.

Note sugli ingredienti :

Il Monkey Gland è un cocktail che si lascia bere a qualsiasi ora del giorno dal brunch alla sera, ma è molto importante rispettare l’equilibrio di sapore tra gli ingredienti per mantenere il profilo aromatico, rinfrescante e con solo una leggera nota dolce.

Questa ricetta nasce con un London dry gin dal sapore asciutto e deciso, ma la proposta che oggi fa il mercato ci lascia la scelta su un ampio spettro aromatico. Pur restando fedele all’idea che un London dry fa un ottimo lavoro in questa ricetta, mi lascerei tentare da un gin di nuova generazione con un profilo botanico forte di erbe aromatiche e spezie per dare al cocktail un buquet profumato.

L’abbinamento del gin con l’assenzio crea una complessa combinazione aromatica che accentua le note erbacee del distillato, e prepara il palato al sapore rinfrescante dal succo d’arancia. Il succo deve essere rigorosamente spremuto fresco, un qualsiasi prodotto confezionato rischierebbe di rovinare il brillante equilibrio con gin ed assenzio.

Il contrasto tra il sapore aniciato ed il fruttato della granatina rende questo drink intrigante, ma tanto il colore quanto il sapore del cocktail dipendono dalla qualità dello sciroppo utilizzato, una granatina di minore qualità coprirebbe i sapori del cocktail e nel peggiore dei casi darebbe al Monkey Gland un pessimo colore tendente al marrone. In commercio esistono sciroppi di granatina che danno una buona resa per questo drink, ma se si ha a disposizione il tempo necessario, è sempre raccomandabile preparare uno sciroppo di granatina fatto in casa per esaltare al meglio gli aromi ed il colore del cocktail.

Spesso in mancanza di assenzio sono stati usati diversi liquori alle erbe in questa ricetta, è verissimo che un liquore al’anice come il Pernod è un ottimo sostituto nel Monkey Gland.
Ma va detto che i tempi in cui era difficile trovare una buona bottiglia di assenzio, per fortuna, sono lontani e dunque resterei sulla linea più classica preparando il Monkey Gland esclusivamente con la fata verde.

La Storia :

La storia dell’insolito nome del Monkey Gland si lega alla figura di un chirurgo russo, naturlizzato francese, il dott. Serge Abrahamovitch Voronoff il quale agli inizi degli anni Venti dedicò tutto il suo lavoro al trapianto del tessuto da testicoli di scimmia all’uomo con la pseudo-scientifica idea di voler migliorare la longevità dei pazienti e forse anche la virilità.

Lo scalpore che suscitarono questi esperimenti, in principio diede fama e notorietà al chirurgo russo, il quale divenne una celebrità nella capitale francese. I trapianti però si rivelarono un totale fallimento, tuttavia l’improbabile trattamento entrò a far parte della cultura di quei tempi e le ghiandole di scimmia divennero argomento comune di conversazione, al punto tale che al lavoro del dott. Vornoff fu dedicato anche un cocktail.

Un nome suggestivo, un nemmeno tanto velato riferimento sessuale e una sostanza vietata come ingrediente stuzzicavano la curiosità dei bevitori. Negli anni del Proibizionismo, lontano dalle coste americane, l’Harry’s New York Bar di MacElhone era il ritrovo preferito di chi condivideva lo spirito dei personaggi di Francis Scott Fitzgerald, e proprio al celebre bar di Parigi e a Harry MacElhone si deve la fama del Monkey Gland.

La città di Parigi era in fermento per l’argomento, e un articolo del 1923 del Washington Post diede origine al malinteso sulla paternità del cocktail attribuendo il merito a Frank Meier, barman dello storico Hotel Ritz.

“New Cocktail in Paris,” Washington Post, 23 Aprile , 1923

In realtà, diverse menzioni nei manuali dell’epoca, ma soprattutto tracce del cocktail su articoli di giornale degli anni ’20, ci lasciano affermare che la paternità del Monkey Gland vada attribuita a MacElhone, e che addirittura la ricetta sia precedente al 1922, anno in cui Harry divenne proprietario del New York Bar di Parigi.
Non è chiaro se il cocktail fosse stato già inserito nell’Harry of Ciro’s ABC of Mixing Cocktails del 1919, ma nella versione del 1922 la ricetta è proposta così : 1 dash di assenzio, 1 tsp di granatina, 1/2 di succo d’arancia, 1/2 di Gordon’s Gin, “inventato dall’ autore e il nome deriva dagli esperimenti di ringiovanimento di Voronoff”.

H. MacElhone: Harry of Ciro’s ABC of Mixing Cocktails


Tra il 1919 ed il 1920 The Oklahoma City Times, il New York Tribune e Mixer e Server v.29 avevano già menzionato il Monkey Gland, specificando che si trattava di un cocktail di moda a Londra e anche il libro di Robert Vermeire del 1922 “Cocktails – how to mix them” sottolineava la popolarità del Monkey Gland sia a Deauville che a Londra, ovvero i luoghi in cui aveva lavorato MacElhone, indicando come creatore del drink il noto bartender del Ciro’s.

R. Vermeire: Cocktails how to mix them, 1922
1924 – “London restaurants” by “Diner-out” A. E. Manning Foster

A riprova del fatto che Harry aveva lasciato il segno l’autore Alfred Edye Manning Foster nel 1924 in un articolo dedicato ai ristoranti di Londra, di nuovo citava il Monkey Gland del Ciro’s.

Anche Craddock nel 1930 inserì il Monkey Gland nel suo libro, The Savoy Cocktail Book, ma apportando delle modifiche alla ricetta originale che sono diventate una direttiva per molti baristi, infatti la versione di Craddock al posto di versare parti uguali, prevedeva due terzi di gin ed un terzo di succo d’arancia.

Ma le proporzioni diverse tra gin e succo d’arancia non sono stata l’unica variante che ha avuto il cocktail. Come ho già anticipato, il bando della “Fata Verde” rese l’assenzio un prodotto vietato e difficile da trovare e chi negli anni Trenta voleva preparare un Monkey Gland doveva scegliere se utilizzare un liquore all’anice come suggeriva Frank Meier nel “The Artistry of Mixing Drinks”, oppure Benedictine come riportava Patrick Gavin Duffy nel “The Official Mixer’s Manual”.

Frank Meier: “The Artistry of Mixing” 1936 ; Drinks Patrick Gavin Duffy: “The Official Mixer’s Manual” 1934

Nonostante il controverso utilizzo dell’assenzio, nel 1961 il Monkey Gland venne inserito nella lista ufficiale dei cocktails internazionali I.B.A. nella versione con 3/5 di gin e 2/5 di succo d’arancia e gocce di granatina ed assenzio.

Fermo restando che la versione con assenzio è la ricetta più persuasiva al palato, fino agli inizi degli anni 2000 la ricetta con Benedictine ha resistito nel tempo soprattutto negli Stati Uniti, dove per tutto il XX secolo l’assenzio restò bandito. Ci ha pensato Gary Regan nel 2003 in “The Joy of mixology” e successivamente in “Gin Compendium” a fare chiarezza sull’argomento citando tre fonti autorevoli: nella maniera più semplice un veterano del bar come Dale DeGroff seguiva la ricetta riportata da Craddock al Savoy, utilizzando un liquore all’anice come sostituto dell’assenzio, mentre in America molti bartenders (e la mia edizione degli anni ’60 del libro di Duffy ne è la prova) avevano fatto propria la scuola del The Official Mixer’s Manual.

Gary Regan: The Joy of Mixology, 2003

Nel suo “Vintage Spirits and Forgotten Cocktails” Ted Haigh ha riproposto la versione in parti uguali di gin e succo d’arancia, facendo una ricerca sui prodotti disponibili all’inizio del secolo scorso.

Ted Haigh: Vintage Spirits and Forgotten Cocktails, 2009


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